domenica 25 febbraio 2007

Paura e violenza



È difficile pensare che SL possa essere fonte di inquietudine. Magari di noia, di irritazione, di svogliatezza… ma il senso di paura è, o dovrebbe essere, qualcosa di estremamente lontano dal concetto di mondo digitale; se non altro perché, mancando l’idea di violenza fisica e di morte, le aspirazioni verso sensazioni di questo tipo rimangono in realtà delle semplici osservazioni che riguardano più la sfera dell’estetica che non il mondo delle pulsioni emotive.
Là dove tuttavia la violenza verbale e la minaccia vengono utilizzati come elementi di intimidazione e di disturbo, la reazione può essere in alcuni casi di timore, un timore che – come nella vita reale – può trasformare una persona tranquilla in una bestia assetata di sangue spinta da un unico scopo: eliminare fisicamente chi gli dia fastidio, sperando che la morte o la sua emarginazione siano lente e dolorose.

Sono le 02:35 a.m. PST e il sole è ormai tramontato da un pezzo dal cielo pallido e senza nuvole di SL, almeno nell'area in cui mi trovo in questo momento. La zona ricorda il quartiere Shiodome Shiosite di Tokyo e, come questo, è praticamente deserto, soprattutto nelle ore tarde della notte. In genere preferisco non forzare la luce solare a un orario diverso, anche perché SL in versione notturna ha un fascino estremamente suggestivo. Passeggio costeggiando alti grattacieli, seguendo una strada in leggera salita punteggiata da lampioni che lanciano brevi sprazzi di luce sul cemento liscio del marciapiede.
Alla destra dello schermo ho il monitor di un recente radar acquistato in un negozio cinese, che mi permette di vedere chi ci sia nei paraggi evidenziando il nome e la data di nascita in verde o rosso a seconda che l’avatar si trovi a una distanza superiore o inferiore ai 20 m.
All'imbocco di una traversa il radar mi avverte della presenza di tre persone a una cinquantina di metri. Proseguo camminando lentamente. La strada diventa a poco a poco una statale a due corsie, una strada mai percorsa da alcun mezzo meccanico, che si inerpica gradualmente sulla cresta di un'altura. Continuo a camminare giusto per la soddisfazione di capire dove vada a finire. I palazzi iniziano a scomparire gradualmente dallo schermo e, al loro posto, si va costruendo a pezzi e a frammenti successivi l'immagine di una scogliera ripida e aspra che precipita per un centinaio di metri sulla destra in un mare piatto e tranquillo.
Un caseggiato lontano si perfeziona a poco a poco mentre mi avvicino; parti di tetto e del rivestimento della facciata arrivano progressivamente coprendo gli spazi vuoti, mentre la luna si riflette in modo improbabile sulla distesa piatta del mare.
Mi alzo dal computer per preparami qualcosa da bere, lasciando il mio avatar di fronte al precipizio. Perdo tempo con una telefonata in arrivo e, mentre sto per concludere, noto una serie di frasi che si compongono sulla sinistra dello schermo.
Non riesco a seguire il senso, parlando al telefono. Frasi smozzicate, incomplete, in uno slang americano da quartiere depresso. Termino la chiamata ed entro nella cronologia.
Le voci sono ancora lontane, dato che appaiono in una sfumatura verde pallida. Una cosa è certa: non sono frasi di benvenuto.
Attivo uno scan con il radar e noto che le tre figure di prima sono ora a una ventina di metri da me. Faccio finta di niente e riprendo a camminare, senza alterare la velocità del passo, mentre la Minimap mi conferma i tre punti verdi in avvicinamento lungo la strada.
Le voci si avvicinano, diventando improvvisamente bianche, proprio mentre il radar indica ora i tre nomi in colore rosso. Siamo sotto la soglia dei venti metri. Mi fermo e mi volto.
Le tre figure si fermano anch’esse. Appaiono leggermente indistinte, non altrettanto le parole che compaiono a sinistra. Mi insultano pesantemente chiedendomi prestazioni sessuali e minacciando, in caso contrario, delle ritorsioni terribili. Il primo, il più avanzato, è un tipo grande e grosso a torso nudo, pesantemente tatuato, con orecchini e occhiali a specchio dai riflessi arancione che lasciano sprazzi nell’oscurità. Il secondo è più basso, con un paio di jeans strappati e il volto standard da newbie. Indossa una teeshirt bianca e scarpe da ginnastica. Il terzo…non so cosa sia. Un animale mostruoso, come un pipistrello costretto a procedere sul terreno raspando con i pollici artigliati e procedendo in modo orribile a balzelloni muovendo alternativamente le lunghe ali nere sulla strada come schifose mani anchilosate.
Rispondo per le rime cercando di ferirli quanto più possibile. A quel punto tra le mani del newbie compare un'arma futuristica, un enorme cannone da robot giapponese degli anni ‘70. Non ho il tempo di focalizzare la cosa che un bagliore mi scaraventa a una ventina di metri lungo la strada. Riesco a rimettermi in piedi e a voltarmi verso il caseggiato che ormai ha preso forma completa. Osservo la Minimap e noto che i tre sono lontani. Un nuovo bagliore si riflette sulla strada a qualche metro da me. Il sim in cui mi trovo non permette attività di volo, quindi setto il sistema di corsa automatica e procedo spedita verso la casa, aprendo nel contempo l'inventario per teletrasportarmi da qualche altra parte.
Un altro bagliore indica che il tipo ha sparato di nuovo, ma un attimo prima il comando del tp annerisce lo schermo.

Eccomi in un nuovo sim, indistinto, in cui compaio grigia per metà. È una spiaggia, con tanto di ombrelloni, anche se non c’è sole a causa dell’orario e neppure anima viva, situazione confermata dalla mappa. Il mare sciaborda sulla risacca con un gran rumore che riempie la stanza. Rimango per un attimo a riprendermi con lo schermo ancora affollato di finestre aperte, quando a qualche metro da me compare la figura del newbie, che ancora imbraccia l’arma da robot. Mi prende il panico. Come avranno fatto a capire la mia destinazione?
La Minimap conferma l’arrivo degli altri due. Inizio a correre lungo la spiaggia.
Ruotando per un attimo la telecamera noto che fra le gambe del tatuato è comparso un grosso membro eretto, segno chiaro delle intenzioni del tipo. Una botta da dietro mi fa piroettare per una ventina di metri. Mi sollevo in volo, ma i tre mi seguono senza staccarmi di un metro. Poi ricordo…
“Fist of God” si chiamava, o qualcosa del genere. È stato il frutto di uno scambio con abiti freebie; il polacco, alto e calvo, programmatore di professione, mi aveva consigliato di usarlo solo caso di estrema necessità.
Inizia una ricerca affannata nell’inventario, mentre cerco di tenere d’occhio i tre che mi seguono da presso. Non lo trovo. Vado in panico, mentre mi affanno alla ricerca dell’oggetto, cambiando di continuo la velocità e la quota di volo. Eccolo!
Indosso l’oggetto che si trasforma in una specie di aureola grigia a una cinquantina di cm sopra la mia testa e, nello stesso momento, appare la finestra con le istruzioni. Cazzo, sono in polacco!

Le parole dei tre si susseguono sulla sinistra dello schermo. Parole di scherno, insulti, minacce, mentre un nuovo colpo parte dall’arma e si perde nell’atmosfera alla mia destra con una lunga scia bianca.
Cerco di ricorrere alle assonanze col poco russo che ancora ricordo e individuo il punto: la combinazione di tasti “/5 k nom.av.” mette fine prematuramente all’avatar obiettivo. Così sembra dire il testo. Non so cosa significhi, ma vale la pena di tentare. Scrivo freneticamente inserendo il nome del tipo tatuato, e invio. Nulla. Osservo il radar, sono oltre i venti metri; forse siamo troppo lontani. Decido di rischiare fermandomi e iniziando a scendere di quota cercando di raggiungere la spiaggia... al massimo posso sempre resettare.
Atterro sulla spiaggia mentre i due avatar umani toccano terra quasi contemporaneamente a me; l’animale mostruoso rotea intanto con le ali nere a una decina di metri sulla nostra testa.
“Vediamo cosa sai fare con quell’affare” dico al tatuato, mentre il newbie mi scarica l’arma addosso facendomi ruzzolare per una ventina di metri.
Segue una serie di insulti fra i due e, in un attimo, l’arma scompare dalle mani del tipo in maglietta bianca.
Il tatutato si avvicina: 5 metri, 3. Inserisco il codice e invio. Il tale si sbriciola risucchiato in se stesso. Un piccolo turbine di pixel multicolori permane per un attimo nel punto in cui si trovava il tipo, per poi dissolversi all’istante. Caspita, funziona! Dio benedica i polacchi!
Il newbie inizia ad affannare.
“Come hai fatto, troia?” mi dice mangiandosi le parole, mentre sul lato dello schermo noto la bestia che sta atterrando a una qualche metro da noi.
“Adesso te lo faccio vedere…” penso mentre digito il codice seguito dal suo nome. Il newbie scompare come calpestato da una forza immane, proprio nell’istante in cui – in un ultimo tentativo di reazione – gli ricompare fra le mani l’arma giapponese.
Ne manca solo uno ora.

È questo il momento di cui parlavo, un momento di bieca soddisfazione in cui vorresti prolungare all’infinito la sensazione di vendetta. Una sensazione che, in questo momento, è l’unica cosa che conti veramente nella tua vita. Mi rendo conto di avere le mani sudate che tremano.
Parole sconnesse compaiono sulla sinistra dello schermo, ma non faccio caso al senso: non devo dargli la possibilità di tp da qualche parte.
Mi avvicino zoomando verso la sua faccia. Una faccia da cane, con denti aguzzi e uno sguardo livido. Dò l'invio osservando da vicino l'effetto: l'immagine si comprime, si frammenta progressivamente, come se fosse finita sotto una pressa dalla forza prodigiosa. Poi più nulla.

Tremo. L’adrenalina mi fa sobbalzare più volte sulla sedia. Non credevo fosse possibile una cosa del genere. Faccio un check con la finestra di search, ma i tre risultano essere offline. Chissà per quanto ancora, forse solo il tempo di rientrare. Mi sconnetto prima di avere altre brutte sorprese e mi verso un'Anisette che tracanno in un sorso. Sono sudata fradicia e m'infilo sotto la doccia pensando alla soddisfazione appena ottenuta.

Non credevo che SL si prestasse in modo così realistico a far vivere sensazioni quasi fisiche, così come ad innescare torrenti di adrenalina o sensazioni di panico e paura quasi patologiche. Non è stata una bella esperienza, certo, ma in un mondo che si rispetti anche questa è una caratteristica positiva, che lo rende vario e imprevedibile quanto lo è il mondo della realtà fattuale. Come sempre bisogna avere le doti e gli strumenti per sopravvivere, unitamente a una buona dose di fortuna e a una vitale capacità d'improvvisazione.

1 commento:

Samantha Goldflake ha detto...

Sei incredibile! Dovresti scrivere per il cinema, o "semplicemente" un romanzo :)

Una lettura avvincente, ma scusa se rovino il pathos dicendoti che "rispondere fuoco al fuoco" come hai fatto tu è una violazione dei termini di servizio per la quale, addirittura, i tizi che ti hanno disturbata potevano inviare a Linden Labs un abuse report.

Loro rischiano poco, perché possono comunque faer un nuovo account senza verifica carta di credito. Tu puoi rimetterci il tuo!